Un pranzo. Per sancire una tregua, un’alleanza, una spartizione. Ma non siamo a Pasqua e non c’è l’Agnello Sacrificale. O meglio, non dovrebbe esserci. Siamo a Carnevale, invece, e a Carnevale può capitare anche un…Arlecchino servitore di due padroni.
Il ‘giuoco delle parti’, sempre quello. Crudo, crudele, estremamente paradossale, antico e moderno. In terra di conquista e spartizione, due uomini di potere, Marione e Giuseppone, sono il Potere e si sfidano da anni. Uccidendo, sgominando, tendendo trappole. Ma gli anni passano e sfidarsi è sempre più pericoloso e così, ecco un pranzo di riconciliazione tra le due famiglie. Perché oggi tutto si fa in grande e uno più uno non fa due ma molto di più se si mette da parte la vendetta e si pensa agli affari. Marione e Giuseppone la pensano così: hanno bisogno
di sancire questa tregua, di sancire questa alleanza, di sancire un potere maggiorato e moltiplicato.
Ma il ‘giuoco delle parti’ si annida ovunque: i due boss pranzeranno bene, rutteranno bene e verranno serviti bene. Ma quando a servire è…Arlecchino, tutto può succedere. Anche che il ragazzo Elia, quello con un nome da femmina perché finisce con la lettera ‘a’, si chiami in realtà…
Il cinismo è divertente, fa anche ridere, ma quando due boss si sfidano immaginando di avere a portata di mano lo scacco al re, senza accorgersi di non avere nemmeno più la scacchiera su cui giocare, il divertente diventa tragico e a ridere resta solo chi resta in piedi, l’ultimo, quello crudo, quello crudele, quello paradossale.