Cast

  • Tratto dal Moby Dick di H. Melville
  • Riduzione e Adattamento: Roberto Negri
  • Regia, Impianto Scenico e Disegno Luci: Federico Vigorito
  • Attrezzeria e Costumi: Rossella Ramunni
  • Assistente alla Regia: Carolina Vecchia
  • Realizzazione scene: Area 5 Lab
  • Organizzazione: Flavia Ferranti
  • Direzione artistica: Dino Signorile

Interpreti

  • Roberto Negri

Sinossi

LO SPETTACOLO

La scelta di un grande classico nasce dalle emozioni che generano le parole al di là del tempo, ampliando il concetto stesso di ” contemporaneo”.

L’autore ha proposto una formula letteraria di ricerca e sperimentazione, esplorando nella sua opera praticamente tutti i generi del suo secolo.

Nel rispetto di questa scelta e nell’intento di riproporne i canoni espressivi, il nostro lavoro

spazia dal teatro di narrazione alla commedia, dal teatro di figura alla pantomima e ancora oltre, verso le radici arcaiche del rito teatrale. Segni semplici, per un coinvolgimento profondo e diretto dello spettatore, naturalmente partecipe di temi universali.

Così il testo rivela pienamente il suo potere evocativo, nel rispetto cronologico della narrazione, verso la catarsi finale che, come nella vita, è conosciuta ma sempre sorprendente.

 

NOTE DI REGIA

La rappresentazione teatrale come rito primitivo, capitale, imprescindibile. Concepire uno spettacolo per ribadire la necessità di incontrarsi e in qualche modo comunicare. Abbiamo scelto un capolavoro della letteratura americana; avremmo potuto farlo con un la terza pagina di un quotidiano locale. L’importante adesso (più che mai) è concentrarsi sul tragitto invisibile che la notizia teatrale compie dal palcoscenico alla platea; in che modo nasce? che forma assume? quanto dura? in cosa si trasforma quando si estingue?

L’incontro “filosofico” con Roberto (artefice dell’adattamento) prima di tutto, ha prodotto queste temibili riflessioni.

Poi è arrivato Melville, arrivano i personaggi, arrivano le risposte e insieme inizia ad emergere una forza che sembra sete; una sete inguaribile di eternità. Inizia ad emergere Moby Dick, capace di farsi raccontare di nuovo come un vecchio aneddoto mai abbastanza svelato.

In scena poco o niente. Una pedana di legno che deve sembrare ogni cosa e che invece serve solo a mettere al centro dell’attenzione chi conduce il gioco e pochi altri elementi, un po’ di attrezzeria: strumenti utili al racconto che l’Interprete non smettendo mai i panni di sé stesso, offre agli spettatori nell’intimità sacrale che solo un rito riesce a creare.

Galleria Fotografica

Fotografie: Alessandra Rosa e Francesco Carbone

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