Home » L’Amante
Cast
- Autore: Harold Pinter
- Regia: Licia Amarante
Interpreti
- Roberto Lombardi
- Antonella Valitutti
Sinossi
Un rapporto matrimoniale sui generis. Un amante che, in fondo, non è un amante. O forse sì? Harold Pinter, premio Nobel per la letteratura, acuto osservatore delle convenzioni e delle confortanti assurdità del nostro moderno vivere, nella sua opera più conosciuta L’Amante, si diverte, con feroce ironia, a far esplodere le contraddizioni soprattutto quando si nascondono dietro un’apparente ed ipocrita normalità. Con garbo e trasgressione, indaga la problematica convivenza di una coppia, apparentemente ordinaria, ma in realtà sfibrata dalla routine quotidiana. Lo spettacolo non esplora solo l’eterno gioco dell’erotismo e della seduzione amorosa, ma si immerge nei terreni paludosi delle emozioni in bilico tra realtà e apparenza, noia e trasgressione sperimentando l’ambiguità dei desideri.
Pinter pone l’accento sulla difficoltà di gestire un rapporto di coppia e, come sempre nei suoi testi, riesce a dare uno spaccato impietoso della società contemporanea. La messa in scena è essenziale, proprio per porre maggiormente l’attenzione sulla parola.
Pinter racconta la vita quotidiana in un modo apparentemente assurdo.
L’analisi degli esseri umani è il centro della sua attenzione. Esseri umani fragili, ma determinati; poliedrici, ma alla ricerca di un’apparenza univoca.
Pinter diceva “ La vita di ognuno di noi è sempre minacciata ed incerta. Viviamo nella repressione e fingiamo di vivere nella libertà”. La finzione comincia dalla cellula apparentemente più solida della società, la famiglia, e di lì pian piano risale verso il senso stesso dell’esistenza.
“L’amante” è tutto questo. Squarci di vita che non hanno né inizio né fine. E lo spettatore, nonostante non si immedesimi nella trama narrata, finisce per provare in sé una sensazione amara di avere davanti il proprio mondo. Ma non sempre lo sa.
Galleria Fotografica
Recensioni
“L’Amante” di Pinter: un raffinato adulterio
Il tradimento può salvare una storia d’amore? E’ l’eterno dilemma da sempre irrisolto al quale cercano di trovare una plausibile soluzione anche Richard, grigio manager nonché passionale amatore, e Sarah, mogliettina annoiata ma pure femmina supersexy.
Sposati dadieci anni ormai, i due unici personaggi, oltre che protagonisti dell’elegante mini-commedia “L’Amante” di Harold Pinter, sono stati squisitamente e magistralmente interpretati dal preciso Antonio Speranza e dalla brillante Antonella Valitutti, in scena dall’8 all’11 novembre al Teatro “Il Primo” di Napoli. Per la regia di Licia Amarante, lo spettacolo, prodotto dall’Officina Teatrale L.A.A.V., ha piacevolmente stupito e divertito per la sua “pinteresca” assurdità il pubblico del “salotto della prosa” della città partenopea.
Nel 1962, il poeta-drammaturgo Harold Pinter, premio Nobel per la letteratura recentemente scomparso, volle immediatamente svelare gli obiettivi della sua creatura d’intrattenimento: raccontare la tragica e comica meschinità quotidiana sin dalla primissima battuta, quando Richard chiede amabilmente a Sarah se nel pomeriggio vedrà Max, l’amante.
Con ingannevole alternanza di simulato e dissimulato amore coniugale, Pinter ci fa scoprire che lei ha un’amante e che anche lui ha una relazione con una prostituta. E che l’uno è perfettamente consapevole delle avventure dell’altro, ma tranquillamente si rispettano indossando i panni di due irritanti perbenisti. L’assoluta economia di battute produce un’altrettanto assoluta precisione d’effetto quando lo spettatore riconosce in Richard-marito il Richard-amante ed in Sarah-moglie la Sarah-prostituta. Inscenando giochi erotici di due rispettabili borghesi della City, le maschere scivolano via quando Richard-amante dichiara a Sarah di voler troncare il loro rapporto, vanificando verità e verosimiglianza erendendo, così, impossibile definire l’identità dei due protagonisti. In questo perenne gioco di eccitante apparenza e noiosa realtà, che ha come sfondo nient’altro che il bianco del letto e il rosso del tramonto, l’amore come“impegno” finisce per lasciare il campo al tradimento come “linguaggio”, adoperato non per forza contro l’altro, ma spesso semplicemente per parlare e, soprattutto, per ritrovare l’altro.
A cura di: Marco Bottazzi
Il Brigante