Avete mai provato a fare una passeggiata tenendo gli occhi chiusi? No?!
Pensate che sia una cosa un po’ folle e che per strada gli occhi vadano tenuti bene aperti? Avete ragione!
Eppure spesso capita di vedere persone che vanno in giro senza prestare alcuna attenzione a quello che gli accade intorno, senza scorgere i segnali di pericolo, senza prendere in considerazione nessuna regola.
Più o meno è come se andassero in giro con una benda sugli occhi: non v’è nulla di più sciocco e pericoloso.
È quello che accade a Calotta e Pistone, i protagonisti della nostra storia. Essi attraversano la città percorrendo strade sconosciute, incrociando incroci, scavalcando cavalcavia, oltrepassando passaggi a livello, su e giù per dirupi, burroni, scale e dislivelli. Incontreranno Mercanti, Vigili Urbani e alla fine del loro viaggio essi si troveranno al cospetto di Dryfuss, il “Signore della strada asfaltata”, da cui impareranno le regole da rispettare per passeggiare finalmente sicuri per la città.
Fotografie: Costantino Mauro
Al di là del Mare, è una storia che si svolge nell’anno 2040, anche se, a dire il vero, comincia qualche tempo prima (ad occhio e croce proprio alla fine del millennio), ed è ambientata da questa parte del mare, in uno dei tanti “Centri di accoglienza, saluti e rimpatrio” nati negli ultimi anni su questa sponda. Qui vive un popolo civile e democratico, progredito fino al punto di possedere tutto, ma costretto a vivere barricato per difendere il proprio benessere. Infatti una popolazione primitiva che vive al di là del mare minaccia l’equilibrio sociale faticosamente conquistato.
Questi esseri selvaggi sono affamati e poverissimi, disposti a tutto per sopravvivere e perciò pericolosi.
Giungono su questa sponda con mezzi di fortuna, sempre più numerosi ed agguerriti, alla ricerca di cibo e di una nuova dimora. Il popolo civile n’è terrorizzato, ma al tempo stesso è cosciente che non può restare inerte di fronte a tali attacchi.
La storia, i personaggi, la tematica, tutto sembra fin troppo chiaro e consueto, “normale”: ci sono i buoni e i cattivi, persino il finale sembra scontato, invece …
“Al di là del mare” è una favola moderna, che, in forma di divertente allegoria, racconta dei sentimenti contraddittori del mondo “evoluto” (ovvero di quella parte del pianeta Terra che comunemente è detto occidente industrializzato) nei confronti dei popoli che <>. E’ chiaramente ispirata a fatti realmente accaduti, che ancora stanno accadendo in varie parti del mondo e che, nel bene e nel male, ci vedono tutti coinvolti.
Così il mare di questa favola diventa il simbolo di una linea di confine tra noi e “gli altri”, tra bianco e nero, tra nord e sud. Il grande mare della nostra cattiva coscienza ci “difende” di volta in volta dagli “altri mondi”: extracomunitari, terroni, barboni, zingari, etc.; un mare troppo grande anche solo per immaginare di attraversarlo. Impegnati come siamo a presidiare le nostre “ricchezze”, dimentichiamo troppo spesso che a pochi chilometri di distanza ci sono intere popolazioni che muoiono per fame, o tra gli stenti di una guerra, o più “banalmente” vittime delle torture di regimi dittatoriali.
Lo spettacolo è cantato e ballato, oltre che recitato, e coinvolge sistematicamente il giovanissimo pubblico sul sottile filo tra teatro e gioco, tra esilarante comicità e riflessione, tra il desiderio naturale di voler essere dalla parte dei buoni ed il dubbio che in realtà i “buoni” non sono quelli che pensavamo!
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