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Rassegna stampa “A lo stesso punto però a n’ata parte”

Di seguito, raccogliamo e pubblichiamo tutti gli articoli dello spettacolo teatrale “A lo stesso punto però a n’ata parte” prodotto dal Teatro 99 Posti / Co.C.I.S.

  1. http://www.controscena.it/teatro-maschere-chiusura-speranza/
  2. https://www.eroicafenice.com/teatro/gianni-di-nardo-al-tram-a-lo-stesso-punto-pero-a-nata-parte/
  3. http://www.corrierespettacolo.it/a-lo-stesso-punto/

A lo stesso punto però a n’ata parte

Cast

  • Autore: Paolo Capozzo
  • Regia, progetto scenico, disegno luci e audio: Gianni Di Nardo
  • Assistente alla Regia: Luca Aquino
  • Costumi: AlCivico448
  • Interventi pittorici: Teresa Sarno
  • Un ringraziamento speciale per l’aiuto a Marina Parrilli
  • Produzione: Co.C.I.S. / Teatro 99 Posti

Interpreti

  • Compà Prisco: Paolo Capozzo
  • Compà Mostino: Maurizio Picariello
  • Pozzo, Puck, Nennillo, Tebaldo, Il Frate: Vito Scalia

Sinossi

Protagonisti della nostra storia sono Prisco e Mostino, due Zuorri (*) di qualche vecchio copione teatrale di cui abbiamo perso le tracce. I due si svegliano in un teatro vuoto, abbandonato, e scoprono di essere stati letteralmente dimenticati. Il teatro è stato chiuso (per la pandemia) e loro sono rimasti lì, come fantasmi dentro un cimitero. Non hanno più un attore che li interpreti, un pubblico ad applaudirli. Tutte le battute che conoscono suonano vuote, sono vecchie, non li divertono più.  La loro stessa esistenza è messa in dubbio (“Quanno si chiure lo sipario, nui simmo vivi o simmo muorti?”).

Ma, proprio quando sembra che i due stiano per arrendersi al loro destino, rinvengono un vecchio faldone polveroso, all’interno del quale sono custoditi alcuni testi teatrali a loro sconosciuti. Finalmente Prisco e Mostino hanno nuove battute da dire, nuove imprese da compiere, una nuova strada da seguire. Forse è davvero l’unica possibilità: per non morire i due dovranno essere capaci di recitare altri copioni.

Da qui prende inizio il viaggio dei nostri due Zuorri dentro le loro nuove esistenze. Essi diverranno i protagonisti di appassionanti trame e interpreti di alcune delle opere più significative del teatro mondiale (da Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, ad Aspettando Godot di Becket, a Natale in casa Cupiello di De Filippo, etc.), che però, deformate dalla incapacità e dalla inadeguatezza dei due, assumeranno colori surreali, a volte farseschi.

(*) NOTA dell’Autore: Con il termine Zuorri, fino alla metà del secolo scorso, in alta Irpinia (Montella – AV) si indicavano i contadini che coltivavano le terre dei padroni, allevavano i loro animali, raccoglievano i loro frutti, ma non possedevano nulla di quello che producevano. Zuorro era dunque sinonimo di “nullatenente”, sfruttato, povero disgraziato, eternamente affamato, spesso derubato anche della propria dignità di Uomo.

Una somiglianza sorprendente (per carattere ed assonanza) con il personaggio dello Zanni che Dario Fo ha portato sulla scena con lo spettacolo Mistero Buffo prelevandolo direttamente dalle giullarate medievali. Prisco e Mostino (già protagonisti di un precedente spettacolo: “Storie di Terra di suoni e di rumori” andato in scena per vent’anni suonati) assurgono a maschere senza tempo, anime candide. Sono archetipi di un “carattere irpino” ma, nelle nostre intenzioni, rappresentanti di tutti gli ultimi della terra. Il linguaggio che i due protagonisti usano in scena è una sorta di metadialetto, costruito adottando cadenze e sonorità provenienti da vari paesi della provincia di Avellino.

Galleria Fotografica

Fotografie: Antonia Di Nardo, Alessandra Rosa e Francesco Carbone

IL TRAILER

L'INTERVISTA a cura del Teatro Tram

Recensioni

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Storie di Terra, di Suoni e di Rumori

Cast

  • Autore: Paolo Capozzo
  • Regia: Gianni Di Nardo
  • Produzione: Co.C.I.S. / Teatro 99 Posti

Interpreti

  • Compà Prisco: Paolo Capozzo
  • Compà Mostino: Maurizio Picariello

Sinossi

Questo spettacolo è dedicato agli ultimi della fila

Dopo secoli passati in balia di vermi e ratti, spuntando come piante dalla terra dove erano stati sotterrati, còmpa Mostino e còmpa Prisco tornano alla luce.
La terra che li aveva inghiottiti, seppellendoli sotto centinaia di anni di storia, sotto tonnellate di detriti della memoria, li partorisce di nuovo.
Proprio così, rinascono! Si affacciano di nuovo alle speranze di una vita migliore. Hanno un’altra occasione di riscatto da un’esistenza di stenti e di soprusi.
Riavvolto il nastro della propria (e della nostra) memoria, i nostri due Compari intraprendono un viaggio che ripercorre tutto il 20esimo secolo, nella speranza di un destino diverso da quello che il “fato” gli ha imposto sinora.

Improbabili soldati di guerre volute da altri, complici e vittime di catastrofi e disastri ambientali, i nostri due “candidi” eroi affrontano con disarmante ingenuità tragedie devastanti. Dalla grande guerra (1915) alla liberazione (1945), alle lotte sociali sedate nel sangue (1950), al terremoto (1980), alla crisi dei rifiuti (2003).
Ogni volta Mostino e Prisco accettano rassegnati l’ennesima sconfitta (“nui simmo sfurtunati”), con l’ingannevole illusione che gli basterà “morire e rinascere” per avere un destino diverso.

NOTE DI REGIA

L’ignoranza assolve i semplici e li rende puri? Prisco e Mostino non lo sanno e non si pongono il problema, tirano dritti. Attraverseranno l’ultimo secolo e mezzo senza peso, leggeri ed essenziali come bambini, divertiti e complici come Totò e Peppino, assurdi e poetici come Didi e Gogo. Di loro non si dirà ne’ vili ne’ eroi, ma spettatori di un’esistenza umana ciclica e surreale che canta sempre lo stesso verso palindromo ” per nascere si deve morire” .

PS: In scena viene adoperato una sorta di meta-dialetto, un gramelot irpino, in cui le parole concorrono a far passare suoni e vibrazioni, ancor prima che significati. Non sforzatevi di capire, basterà ascoltare.

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Premi & Riconoscimenti

  • Premio D.A.Vi.Mu.S. come Migliore Spettacolo e Premio Miglior Attore a Paolo Capozzo e Maurizio Picariello – Festival Nazionale “Teatro XS” Salerno (2010)
  • Premio Migliore Spettacolo al Festival “Città di Vico Equense” (2013)

IL TRAILER

Prima della PRIMA di Antonella Russoniello

Recensioni

 “La giuria tiene a sottolineare che assegnando il premio congiuntamente a due attori, interpreti dello stesso lavoro, intende privilegiare la inscindibilità della dinamica teatrale incarnata sulla scena da Paolo Capozzo e Maurizio Picariello.

Dinamica teatrale che ha le sue radici sia nella storia del teatro dialettale italiano sia di tanto nostro cinema della “commedia all’italiana”, croce e delizia della nostra identità nazionale presso altre culture. Perché la forza di questi due attori poggia tutta su un nostro paradosso irrisolto: che il dramma consista nel non riuscire a uscire dalla commedia. Si dia merito, e giusto merito, dunque, alla recitazione di questi due bravi attori, di voluta, intenzionale grana grossa, a mo’ di zanni, che asseconda i pregi e fa dimenticare i pochi limiti dell’allestimento. “

Festival Nazionale “Teatro XS” di Salerno (II Edizione), motivazioni della giuria per il premio come “Miglior Attore” a Paolo Capozzo e Maurizio Picariello per lo spettacolo Storie di Terra, di Suoni e di Rumori di Paolo Capozzo – regia di Gianni Di Nardo

Diario di Viaggi

Cast

  • Autori: Francesco e Gianni Di Nardo
  • Regia: Gianni Di Nardo
  • Illustrazioni: Maria Teresa Sarno
  • Produzione: Co.C.I.S. / Teatro 99 Posti

Interpreti

  • Francesco Di Nardo: Francesco
  • Gianni Di Nardo: Gianni

Sinossi

Francesco ha solo diciannove anni quando si arruola volontario per la guerra, non sa cosa lo aspetta, non sa che così scoprirà la crudeltà e la follia dell’uomo. Quando arriva l’armistizio dell’otto settembre, Francesco, come tanti soldati italiani, si trova, all’improvviso, al di là delle linee nemiche. I tedeschi lo catturano e lo deportano in Germania. Diventa un IMI, uno schiavo di guerra, vilipeso, denutrito, venduto ogni giorno -in una nazione che odia gli Italiani ritenendoli traditori- a chi ha bisogno del lavoro delle sue braccia. Sopravvive per due anni in condizioni estreme ma, quando gli chiedono di entrare nelle schiere di Salò e poter tornare così in Italia, si rifiuta e preferisce il campo, il lager, alla farsa ormai palese ai suoi occhi del fascismo, nonostante la fame perenne, il freddo e la paura di morire.

La vicenda di Francesco prosegue. Il racconto del testimone, sul palco, si intreccia con un nuovo viaggio, la strada ripercorsa settanta anni dopo insieme a suo figlio, Gianni, che lo accompagna lungo i luoghi della sua memoria, una memoria dolorosa, a volte, e, a volte, candida, animata ancora dall’innocenza giovanile.

Gianni e Francesco viaggiano insieme, lo scopo sembrerebbe quello di intessere di nuovo i fili dei ricordi, di un’esperienza estrema che rischierebbe di dissolversi se non fosse fissata dalle immagini; eppure questo viaggio ha un duplice significato perché segna anche per il figlio un punto di svolta, la presa di coscienza di aver capito davvero, di aver trovato un dialogo profondo e diverso con Francesco, al di là dei legami di sangue, da uomo a uomo, da essere umano a essere umano.

Francesco tornerà dalla guerra con in testa una parola: democrazia, e con la curiosità di sperimentarla finalmente. Padre e figlio attraverseranno il muro del tempo a ritroso, minuziosamente e con ostinazione, e faranno ritorno insieme.

Se la letteratura e il teatro sono testimonianza, questa funzione è assolta, una tela tessuta a quattro mani che trova i suoi intoppi per poi procedere, invece, verso la “verità”, un atto d’amore completo di un figlio verso suo padre, una prova di come gli uomini possano cambiare, diventare migliori e, seppure fra mille difficoltà, rimanere puri e non farsi sporcare dall’oscenità e dal delirio della guerra.

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IL VIDEO di Maurizio Picariello

Prima della PRIMA di Antonella Russoniello

Recensioni

Il teatro e la memoria. Al Teatro 99 posti di Avellino va in scena Diario di viaggi, spettacolo sui generis che trasforma il teatro da luogo della rappresentazione in luogo della narrazione.
Ad aprire la scena, occupando inattesi l’assito, i Tammuriarè, musici popolari che fungono da preludio a ritmo di folklore e che col loro intervento sovvertono la ritualità del teatro.

Ma non è l’unico sovvertimento: una volta sopitasi l’eco di castagnette e tammorre, a guadagnare il palco non sono attori preposti a sostenere una parte, foss’anche una lettura drammatizzata; a guadagnare il palco sono due uomini, uno sì attore e regista – Gianni Di Nardo – ma che attore cessa di essere per due ore, “trasformandosi” in se stesso che legge un diario di viaggio; l’altro il di lui padre, Francesco, portatore sano e lucido di memoria. Nemmeno l’anziano genitore sostiene una parte; semplicemente: racconta. Comodamente assiso in una poltrona sul palco, rischiarato da calda luce, con rigorosa minuzia offre regesto della propria esperienza di guerra e di deportazione. Occupa egli un lato della scena, ma è come se si trovasse dinanzi ad un raccolto focolare ad ingannar col calore della rimembranza l’inverno ed il tempo.
Nel mezzo un telo bianco s’accende della proiezione d’immagini, resoconto filmato dai connotati artigianali del viaggio a ritroso sulle tracce della memoria che padre e figlio hanno effettuato alla ricerca di testimonianze e residuati di quanto ancora impresso, scolpito nella mente di un reduce di guerra. Un uomo partito volontario dall’Irpinia, passato dalla guerra sul fronte jugoslavo alla deportazione in Germania dopo l’8 settembre del ‘43.
La narrazione procede lungo due binari paralleli, quello del ricordo e quello del ritorno: da un lato i ricordi di Francesco sono ripercorsi con dovizia di particolari, snocciolati con una precisione così dettagliata da farli apparir cosa ancora viva e contemporanea, a dispetto della coltre del tempo minacciosa d’oblio; dall’altro lato l’evanescenza delle tracce residuali di un passato che tende a sfumare, come se il presente ne avesse inghiottito la memoria.
E così ben poco dell’oggi coincide al ricordo di ieri, e non solo perché Fiume nel frattempo è diventata Rijeka, non solo perché i dintorni di Hannover sono mutati radicalmente d’aspetto. Per quanto nitida e vivida è l’impressione rimasta nella mente e negli occhi di Francesco a distanza di quasi tre quarti di secolo, altrettanto nebulosa e sfumata è la possibilità di riscontrare tracce concrete: casette graziose col tetto a spiovente sorgono ora dove un tempo s’acquartieravano i casermoni d’un campo di concentramento tedesco.
Il racconto di Francesco ha toni lievi anche quando narra delle immancabili crudezze della guerra, appare venato del disincanto malinconico della gioventù, riempito degli episodi attraverso i quali un ragazzo s’è dovuto in fretta far uomo, conoscendo l’umanità e il mondo nel più scabroso dei frangenti, quando la condivisione d’un tozzo di pane raffermo finiva per legare indissolubilmente un uomo ad un uomo.
Risulta difficile parlare di “teatro” in senso stretto, se non per il luogo che accoglie Diario di viaggi. Se proprio dovessimo sforzarci di coniar locuzione acconcia, ci piacerebbe definir questa narrazione da focolare, delicata e dignitosa testimonianza di vita, “teatro informale”, raccontato da un palco da chi attore non è né s’è sforzato di essere, ma semplicemente ha raccontato di sé.
Viaggio e memoria prendono corpo, si sostanziano, l’evocazione sublima il passato derubricandolo in esperienza di vita; le parole di Virgilio, dall’Eneide, a chiosa finale: “Forse un giorno sarà dolce ricordare anche questo”.

A cura di: Michele Di Donato
www.ilpickwick.it

Giochi di Famiglia

Cast

  • Autrice: Biljana Srbljanovic
  • Regia: Gianni Di Nardo
  • Produzione: Co.C.I.S. / Teatro 99 Posti

Interpreti

  • Vincenzo Albano
  • Gianni Di Nardo
  • Maria Irpino
  • Samantha Rossi

Sinossi

Scritto da Biljana Srbljanovic nel 1998, “Giochi di famiglia” è il secondo testo della cosiddetta “Trilogia di Belgrado”. 
Tutti i personaggi di questo dramma sono bambini, gli attori, invece, non sono bambini, sono adulti che interpretano parti di bambini, che, a loro volta, giocano a fare gli adulti. Il luogo dell’azione è un cortile tra i palazzi di una periferia urbana degradata. E’ qui che si rifugiano i quattro bambini per “giocare alla famiglia”: c’è un padre carnefice, una madre che impara a farsi picchiare dal figlio, un cane-bambina innalzata al ruolo di vittima sacrificale. In questa infanzia il mondo interiore e violenza sociale non sono ancora distinti, l’aspetto drammatico della vicenda è che questi bambini fanno tremendamente sul serio, nel gioco, come un destino senza tempo che, una volta richiamato, travalica la finzione.

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La Gerusalata Liberemme

Cast

  • Adattamento teatrale: Elda Martino
  • Regia e Disegno Luci: Gianni Di Nardo
  • Scenografie: Antonio Ippolito
  • Musiche: Pietro Turco
  • Grafica: Fausto Lubelli
  • Costumi: AlCivico448
  • Elmi: Giuseppe Di Giovanni
  • Produzione: C.I.S. / Teatro 99 Posti

Interpreti

  • Luca Aquino
  • Sabrina Aquino
  • Carmela Aria
  • Vincenzo Bianco
  • Paolo Capozzo
  • Angela Caterina
  • Adriano Costa
  • Luigi Frasca
  • Marina Parrilli
  • Maurizio Picariello

Sinossi

Ispirato alla sceneggiatura originale del film “Brancaleone alle crociate” di Mario Monicelli

Durante le crociate, una scalcagnata compagnia di poveri cristi, guidati da un altrettanto scalcagnato cavaliere, tenta di raggiungere la terra santa per portare a termine una delicata missione.
Partendo dalla sceneggiatura del film di Monicelli, lo spettacolo rilegge la figura di Brancaleone e del suo seguito, trasformandoli in una compagnia di attori evocati per rappresentare, ancora una volta, la “commedia umana” fatta di guerre,lotte per il potere, amicizia, tradimenti, disillusioni ed amore, all’interno di quell’idea di Medioevo, offerta già dal film, e qui reinterpretata grazie ad un impianto scenografico essenziale ma fortemente evocativo nella sua costante scomponibilità. A fare da filo conduttore,il linguaggio, fortemente teatrale, de “Lo cunto de li cunti” di Giovan Battista Basile, di un misterioso narratore. Il viaggio verso Gerusalemme diviene, così, il percorso di formazione di un cavaliere, ma, soprattutto, di un uomo che, nello scontro con la realtà, vedrà completamente ribaltati i suoi valori di riferimento.

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Fotografie: Antonio Colucci e Mauro Aquino

IL TRAILER

Prima della PRIMA di Antonella Russoniello

Recensioni

Prodotto dal Co.C.I.S e dal Teatro 99 posti di Avellino, “La Gerusalata Liberemme” è un lavoro che dimostra una volta di più che quando si mette riparo alla povertà dei mezzi ricorrendo all’ingegno e alla fantasia, i risultati sono sempre notevoli. […] Gianni Di Nardo, regista dello spettacolo, dirige il gruppo di attori con attenzione e intelligenza, reinventando con molta fantasia un medioevo giocoso e picaresco, direi quasi infantile, dove un manico di scopa può diventare una spada, o uno spiedo, o il bastone di un vescovo, e dove i viaggi avvengono a bordo di una nave disegnata sul cartone, citazione esplicita dei titoli del film disegnati dal grande Lele Luzzati. Le scene di Antonio Ippolito, molto belle nella loro essenziale teatralità, sono costituite da due semplici rampe di scale in legno che ruotano, si uniscono, si separano, si dividono in quattro, trasformandosi in boschi, palazzi, colonne, ponti. E davvero molto belli sono anche i costumi di Gilda Bruni, lontani da una didascalica verosimiglianza storica, e gli originalissimi copricapo di Giuseppe Di Giovanni, di una strampalata, geometrica assurdità. Le musiche e i suoni, eseguiti dal vivo, sono di Giuseppe Vietri. Tra gli attori, davvero tutti molto bravi, vorrei citare almeno Paolo Capozzo, interprete del simpatico e presuntuoso protagonista, Maurizio Picariello, nel doppio ruolo di un personaggio troppo saccente e di un re che parla uno strano siciliano maccheronico, Elena Spiniello, un’ironica strega che non si capisce se ci è o ci fa, e Fedele Canonico, che salta da un personaggio all’altro con ammirevole disinvoltura.

A cura di: Mirko Di Martino
Il Corriere di Avellino
www.teatroteatro.it
(2013)

Terra di Transito

Cast

  • Tratto da vari autori
  • Regia: Federico Frasca e Gianni Di Nardo
  • Scenografia: Gianni Di Nardo
  • Costumi: Dina Del Regno
  • Musiche: Pietro Turco
  • Produzione: C.I.S. / Teatro 99 Posti

Interpreti

  • Maria, Giorgio e Paolo: Paolo Capozzo

Sinossi

Liberamente tratto dai testi di Gaber e Ruccello

Terra di transito o terra di nessuno:

  • un porto franco di una umanità tragica (primo personaggio), grottesca (secondo personaggio), comica (terzo personaggio);
  • oppure terra di transito è l’Uomo potenziale in balìa del destino. L’uomo, la cui esistenza è inevitabilmente modellata dall’habitat che lo circonda e che la casualità ha scelto per lui;
  • o semplicemente terra di transito è l’attore che, attraverso la faticosa interpretazione di tre personaggi nella stessa serata, offre al pubblico la sua abilità d’identificazione, la sua ambiguità di uomo e la sua energia dissipata per dare linfa vitale alle tre creature.

Ma chi sono?

Un filo di Arianna le unisce con tracce percettibili:

tutti e tre i personaggi hanno a che fare, direttamente o indirettamente con un’altra terra di transito, la stazione ferroviaria, un coacervo di umanità stanziale e di passaggio;

un nome, che per eccellenza ha identificato l’universo femminile degli ultimi 2000 anni: sante e/o prostitute, normalità e/o follia. Quel nome è Maria.

I PERSONAGGI

Maria

Maria è sgradevole; una umanità desolata; brutta sporca e cattiva. Di quelle che spesso fai finta di non vedere alla stazione ferroviaria;  che ti da fastidio che dormano sotto casa perché infiammano i tuoi sensi di colpa (e non lo dici perché ti vergogni);  che alimenta la tua impotenza frustrante perché non sai che cosa fare;  di quelle che ti fanno fare la buona azione mattutina perché gli hai dato la 500 lire; di quelle che non gli dai i soldi perché hai letto che a una di queste gli hanno trovato i milioni sotto la mattonella con lei morta sopra. Un personaggio di quelli che non hanno storia perché a sentirli parlare dicono cose senza senso e che se li ascolti è perché non sei visto; uno di quelli che se te lo facessero adottare a distanza forse sarebbe meglio. E se Maria fosse Godot?

Giorgio

Maria è appena partita,  è andata via in treno. Lo ha abbandonato e lui si dispera, o almeno così sembra. Giorgio ha anche delle convinzioni a proposito e non le nasconde. Lui chiaramente è la vittima e per questo si  ubriaca, e lo fa davanti agli specchi così convince anche se stesso. Giorgio, in fin dei conti quando sta così, in fondo in fondo, si diverte e diverte gli altri. È un tragicomico istintivo, di quelli che farebbe anche piacere conoscere, parlarci, semmai passarci una serata. Ma a viverci insieme è tutt’altra storia. A Giorgio quel dolorino gli fa male, almeno per un po’. Comunque il suo amore per Maria è fuori discussione. E viene fuori quando fa all’amore. Dopo un po’ meno.

Paolo

È un pendolare Paolo. Sempre la stessa strada. Legge il giornale, così sa tutto degli altri. E osserva. E questo gli riempie la vita. Basta poco a Paolo per emozionarsi, perché certe cose capitano così raramente che anche uno sguardo può essere già amore per uno che non riesce a divincolarsi dal ripetersi quotidiano.

La brunetta, che di lì a poco scoprirà chiamarsi Maria, lo fissa con insistenza nella carrozza del treno dei pendolari, gli sorride, e lui si esalta, la seduce (?) e se la porta a casa.

Sembra fatta:  Paolo ha finalmente preso la vita per le corna. Lui che non devia mai  percorso per essere sempre preparato a tutto, si vede improvvisamente protagonista di un film d’amore e di passione. Peccato però che stavolta il finale non sia a lieto fine.

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Premi & Riconoscimenti

– Festival Nazionale “Teatro XS” di Salerno (I Edizione)

IL TRAILER

Recensioni

“L’interprete dello spettacolo “Terra di transito” merita il premio come migliore attore per aver mostrato, oltre a una buona tecnica dell’uso della voce e del corpo, una duttilità mimetica capace di dar efficace espressività ai vari e diversi personaggi rappresentati. Va detto ancora che Paolo Capozzo riesce, sulla scia della tradizione attorica di area napoletana, a trovare un giusto equilibrio tra istrionica esteriorità e una carnalità più prosciugata ed essenziale”.

Festival Nazionale “Teatro XS” di Salerno (I Edizione), motivazioni della giuria per il premio come “Miglior Attore” a Paolo Capozzo per lo spettacolo Terra di Transito – regia d Federico Frasca e Gianni Di Nardo