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Articolo pubblicato da “Il Quotidiano del Sud”

Lo cunto de lo re ‘mbarzamato – an Irpinia dark tale

Cast

  • Autore e Regia: Paolo Capozzo
  • Produzione: Consorzio Teatro Irpino
  • Scenografia e Luci: Gianni Di Nardo
  • Organizzazione generale: Luigi Frasca
  • Musiche: Pietro Turco

Interpreti

  • Giullare: Paolo Capozzo
  • Regina: Angela Caterina
  • Re: Luigi Frasca
  • Segretario: Maurizio Picariello

Sinossi

“Lo cunto de lo re ‘mbarzamato” (prima produzione del neonato Consorzio Teatro Irpino) è una sorta di divertente thriller “politico” ambientato in Irpinia, che racconta di una cospirazione ordita ai danni del re, in cui gli interessi personali dei vari dignitari del regno e le “questioni di stato” si intrecciano indissolubilmente, disegnando una fitta trama di bugie e colpi di scena, da cui alla fine emergerà la verità insospettabile.

I colori del dialetto usato in scena (una sorta di gramelot irpino che Capozzo adopera spesso nei suoi testi) donano allo spettacolo i toni della favola popolare, il cinismo criminale dei suoi protagonisti conferisce alla storia un sapore noir, la condizione della nostra realtà socio-politica è lo specchio dentro cui questa vicenda si rimira … e rende comico il tutto.

Galleria Fotografica

Fotografie: Antonio Colucci & Costantino Mauro

IL TRAILER

L' INTERVISTA di Antonella Russoniello

Recensioni

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Tra Cielo e Terra – la natività raccontata dagli ultimi

Cast

  • Autore e Regia: Paolo Capozzo
  • Musiche: Giuseppe Relmi e Massimo Testa
  • Produzione: Consorzio Teatro Irpino

Interpreti

  • Paolo Capozzo
  • Angela Caterina
  • Giuseppe Relmi
  • Massimo Testa

Sinossi

 “Tra cielo e terra” è uno spettacolo che narra dei primi anni dell’infanzia di Gesù (dall’annunciazione dell’arcangelo Gabriele alla strage degli innocenti) attraverso un appassionato racconto vissuto con lo sguardo e la lingua degli “ultimi”, dei semplici, di coloro che, pur se testimoni della storia, non ne sono stati mai protagonisti.
Alla voce ufficiale delle scritture, quindi, si sovrappone il vociare di uomini e donne del popolo, con il loro carico di solidarietà e di miserie.
Un racconto “laico”, fatto dalla gente semplice, che di quegli episodi ne fa un ritratto molto umano, privo di sovrastrutture teologiche, eppure pregno di fede e di speranza. 

Note:

La drammaturgia di questo spettacolo colloca in Irpinia gli episodi di cui narra, noncurante degli ovvi anacronismi e della errata collocazione geografica, e racconta l’accaduto con la tecnica delle favole della tradizione orale irpina, in cui tutto veniva ricondotto ad una realtà in cui il popolino potesse riconoscersi.
Il linguaggio usato in scena è una sorta di metadialetto, un gramelot irpino, che condensa le sonorità dei diversi dialetti della provincia avellinese, a formare un linguaggio fatto di termini arcaici e neologismi che esaltano i colori del racconto.
Aderendo perfettamente allo spirito della drammaturgia, per le musiche dello spettacolo si è fatto riferimento al patrimonio musicale campano (dal ‘700 agli anni ‘90)

Galleria Fotografica

Fotografie: Antonio Colucci

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